Le cicatrici sono dei segni indelebili e, normalmente, dopo un periodo variabile dai sei ai 18 mesi sbiadiscono rimanendo dei segni di colorito biancastro della larghezza di pochi millimetri.
Nonostante il chirurgo plastico cerchi di nascondere le cicatrici posizionandole in luoghi normalmente poco visibili (nelle pieghe, nei solchi, ai confini tra cute iperpigmenta e normopigmenta), questi segni sono sempre visibili ad un’attenta osservazione.
Se viceversa l’esito è sfavorevole, le cicatrici possono slargarsi sino a assumere la larghezza di alcuni centimetri, diventando irregolari ed evidenti.
Esiste una metodica per ripigmentare le cicatrici del colore simile ai tessuti circostanti.
Tale tecnica viene denominata tatuaggio chirurgico: la metodica è simile a quella impiegata nei normali tatuaggi, ma invece di disegnare forme o caratteri, pigmenta la cicatrice biancastra del colore simile ai tessuti circostanti.
Si pensi ad esempio la cute iperpigmentata dell’areola, che in seguito ad intervento di mastopessi o mastoplastica riduttiva, può perdere parte del pigmento ed assumere un aspetto irregolare; in questi casi la mano esperta di un tatuatore, in collaborazione con un chirurgo plastico, può ristabilire i colori propri della parte in maniera quasi naturale, risultati che difficilmente possono essere ottenuti mediante metodiche chirurgiche.
Pertanto la collaborazione tra chirurgo plastico e tatuatore può permette di raggiungere risultati ottimali, rendendo le cicatrici molto poco visibili.